Autore: #RossellaMestice
A discapito di quanto si possa pensare, non è di tendenze dell’ultimo momento in fatto di toghe che si sta parlando. Man mano che la moda è entrata nel digitale, intraprendendo nuovi percorsi di diffusione e pubblicizzazione dei propri prodotti, è diventata ancora più impellente la necessità di individuare una tutela ad hoc nei confronti degli operatori e fruitori del fashion. Ancora non è possibile far riferimento ad una sistematizzazione organica della disciplina, ma certamente moda e diritto costituiscono ormai un binomio inscindibile con innumerevoli risvolti, tra cui la tutela delle proprietà intellettuali, la lotta alla contraffazione e il diritto doganale.
L’avvocato esperto di Fashion law arricchisce la propria conoscenza generale di diritto civile e penale attraverso corsi di formazione facilmente reperibili in tutta Italia, che approfondiscono tematiche legate alle dinamiche aziendali e contrattuali delle case di moda: si fa riferimento al business models, allo sviluppo delle collezioni di moda e al digital fashion.
Dunque, l’assistito – che potrà essere un designer, uno stilista, un sarto o una piccola, media o grande impresa – verrà guidato sin dalle fasi di ideazione del brand, del tessuto o del modello e successivamente in fase di produzione, di distribuzione e di promozione del servizio. È evidente come il contributo legale che verrà a configurarsi implica interdisciplinarietà e sinergia tra varie branche del diritto (civile, penale, commerciale, del lavoro) ed è incentrato sulla tutela delle opere intellettuali e creative, nonché sugli obiettivi di business del cliente.
In un simile scenario, la legge e il ricorso allo strumento legale sono più che mai in voga: il web e tutto il mondo del lavoro sono culla di talenti e professionisti che investono nel settore della moda e necessitano di questa innovativa forma di assistenza. Il fashion law, pertanto, si presenta come una delle sfide del tempo per la figura dell’avvocato, svecchiandone la sua immagine più tradizionalista per adeguarla al mercato nazionale e internazionale. Resta da chiedersi: funzionerà?
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