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Vanni Genivi

La mappa della primavera


Un set di fiori e foglie che ricorda la primavera
Un set di fiori e foglie che ricorda la primavera

È noto fin dall’antichità che le piante sono sensibili al clima e ne rivelano le variazioni: se da un lato la distribuzione territoriale delle specie vegetali indica la presenza di zone climatiche, dall’altro il ritmo fenologico di singole specie è strettamente dipendente dall’andamento meteorologico stagionale. Ne deriva che i cambiamenti climatici in futuro determineranno modifiche sulla distribuzione delle specie più sensibili e spostamenti temporali nella comparsa delle fenofasi dei vegetali, con conseguenze sulla produttività delle colture e in generale sul paesaggio vegetale.


Il progetto “La Mappa della Primavera” ha come obiettivo quello di capire meglio quali sono gli effetti dei cambiamenti climatici sulla biodiversità. È una campagna di monitoraggio che registra lo sviluppo di organi quali la foglia, il fiore, e il frutto, di diverse specie vegetali all’interno delle aree naturali protette italiane, attraverso l’osservazione e registrazione delle principali fenofasi. Data la stretta relazione esistente tra il clima e la fioritura, “La Mappa della Primavera” rappresenta, quindi, un test interessante per comprendere meglio le evidenti anomalie climatiche registrate negli ultimi anni ed i loro effetti sulle piante. In un primo momento erano state selezionate 20 aree naturali protette, poi portate a 21. Nel rapporto finale sono state prodotte le prime mappe della primavera.


Queste evidenziano come le diverse condizioni ambientali delle stazioni di rilevamento influiscono sullo sviluppo delle piante, ma soprattutto danno una indicazione di come evolva la risposta adattativa delle piante a fronte dei cambiamenti climatici. Si evidenzia, purtroppo, un trend evolutivo verso la steppa delle regioni meridionali e adriatiche, mutamento che avrà come conseguenze anche il cambiamento della composizione specifica della vegetazione locale, a sfavore di quelle specie rare che non avrebbero più una loro nicchia ecologica, e che sarebbero destinate alla scomparsa, favorendo invece specie esotiche più adatte ad una tale climatologia.


Ne eri a conoscenza? Come ti immagini il paesaggio vegetale tra 50 anni?

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