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Senza la scienza le infezioni uccidono


Se parliamo dell'impatto delle vaccinazioni sulla salute dei popoli a livello globale, con l'eccezione della potabilizzazione dell’acqua, nessun altro intervento, nemmeno la disponibilità di antibiotici, ha avuto un

effetto così significativo in termini di riduzione della mortalità e del carico di malattia ed invalidità. In molti casi, inoltre, l'impatto di un intervento vaccinale in una comunità o popolazione è quasi immediato. Per esempio, tra il 2000 e il 2008, grazie alla vaccinazione la mortalità globale per morbillo si è ridotta del

78% (da 750.000 a 164.000 decessi all'anno).


Sicuramente, la chiave per il successo dei programmi di vaccinazione è la fiducia della popolazione nella sicurezza dei vaccini stessi. D’altro canto, il pubblico ha una bassa tolleranza nei confronti degli eventi avversi a seguito di vaccinazione, in quanto vengono somministrati a persone sane, con lo scopo di

prevenire la malattia (psichicamente difficile da accettare, rispetto al normale concetto di cura). Per questo motivo ci si aspetta per i vaccini un più elevato standard di sicurezza, rispetto ai farmaci impiegati per il trattamento di persone già malate.


Proprio per rispondere a questo tipo di istanze, i vaccini, prima della loro introduzione nei programmi di immunizzazione, sono sottoposti a diverse fasi di valutazione della sicurezza ed efficacia. Anche una volta introdotti, i processi produttivi sono oggetto di controlli approfonditi con monitoraggi costanti, al fine di garantire all'intera popolazione vaccini sicuri e di alta qualità.


Ma a cosa servono i vaccini? A creare immunità, è logico, ma come evolve un programma di immunizzazione? Come si arriva alla oggigiorno famigerata immunità di gregge?


Un programma di immunizzazione procede come indicato dal grafico sottostante.


La linea tratteggiata spiega come procede la copertura vaccinale, ovvero l’incidenza delle persone vaccinate. La linea non tratteggiata, invece, descrive l’andamento della malattia contro cui ci si vaccina.



Ovviamente, prima dell’introduzione di un vaccino e dell’avvio di un programma di immunizzazione (Stadio 1) all’interno di una popolazione, il numero di casi di malattia e di decessi correlati all’infezione è massima.

Lo stadio 1 corrisponde all’era pre-vaccinale. Successivamente all’introduzione di un vaccino efficace (Stadio 2) l’aumento della copertura vaccinale si tradurrà in una riduzione dell'incidenza della malattia (linea non tratteggiata).


Paradossalmente, proprio quando i benefici del vaccino sono più evidenti e la copertura vaccinale è più alta, quindi le persone non si infettano più, si inizia a pensare di essere totalmente immuni alla malattia e aumenta l’attenzione nei confronti dei cosiddetti eventi avversi a vaccinazione. Sono un grande gruppo di possibili risposte indesiderate, che si possono avere a seguito di un vaccino come segni della risposta immune dell’ospite (es. febbre) o altre manifestazioni cliniche (es. eruzioni cutanee).


Per avere qualche numero nel 2018 secondo il rapporto dell’AIFA - in infografica in basso - su 18 milioni di dosi somministrate vi sono state tra medici, operatori sanitari, farmacisti e cittadini 7.267 segnalazioni (febbre, reazioni locali, reazioni cutanee, reazioni di ipersensibilità, vomito), quindi 31 segnalazioni ogni

100.000 dosi. Di queste 31 solo 3 sono risultate gravi, ma non correlabili alla vaccinazione. I restati non gravi effetti collaterali si sono esauriti in pochissimi giorni, se non al momento stesso della segnalazione.

Il nostro paese è dotato di un consolidato sistema di farmacovigilanza che, ormai da molti anni, dedica un’attenzione particolare e un apposito impianto

organizzativo proprio al monitoraggio degli eventi avversi da vaccinazione. Inoltre, il sistema ha piena trasparenza con accesso ai dati grezzi, interrogabili sul sito web dell’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco), e rapporti pubblicati con cadenza annuale o biennale da ormai dieci anni.


I vaccini, come tutti i farmaci, possono, quindi, si avere degli effetti collaterali, ma sono spesso correlati con una notevole amplificazione mediatica, che può portare a: una perdita di fiducia nel vaccino da parte del pubblico, una riduzione della copertura vaccinale, una recrudescenza della malattia a livelli superiori

rispetto all’era pre-vaccinale o addirittura a livelli epidemici.


Tornando al grafico, siamo arrivati allo stadio 3 della curva, in cui per colpa degli eventi avversi, dei media, della divulgazione scorretta, della credenza che i propri figli possano essere immuni anche senza il vaccino,

perché ormai la malattia non si vede da un po', si hanno dei nuovi picchi di contagi. Il peggioramento del quadro epidemiologico della malattia può, quindi, rinnovare l'accettazione del vaccino da parte del pubblico, con conseguente innalzamento della copertura vaccinale e nuova riduzione dell’incidenza della malattia (Stadio 4). Per le malattie prevenibili da vaccino che possono essere eradicate, come il vaiolo, ad un certo punto l’uso del vaccino può essere interrotto.


È importante, inoltre, sapere che non tutte le malattie possono essere eradicate grazie alla copertura vaccinale, infatti, in molte malattie infettive entrano in gioco gli animali nella cosiddetta zoonosi, ovvero la trasmissione da animali a uomo. Tutte le infezioni che hanno un ciclo comprendente la trasmissione uomo-animale non possono essere eradicate… motivo in più per proteggersene con un piano vaccinale adeguato!

L’ebola, la rabbia o la salmonella sono esempi di zoonosi. Il virus del vaiolo, invece, avendo come unico ospite l’uomo con la campagna di vaccinazione è stato debellato ed eradicato completamente.


Tornando al nostro esempio del morbillo, citato a inizio articolo, ci è utile anche per creare un semplice esempio di come questo andamento dell’immunizzazione di massa proceda di pari passo con la percezione

del rischio o meno di malattia: nel 2015, in maniera ottimistica, era stato valutato come anno di eradicazione della malattia dal territorio italiano, creando un calo ponderale delle vaccinazioni nei nuovi bambini (quello che avevamo chiamato lo stadio 3, ovvero il momento in cui calano le vaccinazioni); tuttavia nel 2017 c’è stata una epidemia importante con 4.885 casi di morbillo e 4 decessi, come mostrato dal bollettino dell’ISS.

In giorni come quelli che stiamo vivendo, in cui globalmente siamo alle prese con un nuovo virus, della famiglia dei coronavirus, spesso abbiamo letto o sentito dire “ma quando arriverà il vaccino?” “quanto ci vorrà per produrlo?”. Ad

ora, non abbiamo certezze. Sarebbe bello predire che il mondo, forse, smetterà di non credere nella magia dei vaccini, lasciando che la scienza possa avere la meglio sulle fake news e la mala informazione.


Per approfondire come le nostre difese immunitarie, che si creano, anche, grazie ai vaccini, possono essere utili nella società, ti consiglio di leggere l’articolo di Passaporto Futuro sul plasma dei guariti dall’infezione da SarsCov2. Attuale e brillante… buona lettura!

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