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Avevamo studiato per l'aldilà



"Avevamo studiato per l'aldilà un fischio, un segno di riconoscimento. Mi provo a modularlo, nella speranza che tutti siamo già morti, senza saperlo."


Nostalgia e amore fanno di questa poesia di Montale un precursore in Italia del "correlativo oggettivo", un oggetto che funge da tramite tra il mondo terreno e quello ultraterreno.


Nelle altre letterature i capolavori esteri al riguardo sono "The Burial of the dead" di Thomas Eliot e "Le pont Mirabeau" di Guillaume Apollinaire.


Anche loro, in queste poesie trovano sia la tranquillità e la tanto ricercata pace interiore, sia la nuda e cruda verità che mai nessuno vorrebbe sentirsi dire.


Nel capolavoro di Montale, il poeta racconta come prima che la moglie morisse, i due avessero studiato un piano per rimanere comunque in contatto nonostante la morte: l'utilizzo di un fischio, per rincuorare l'amato nei momenti bui e difficili, quasi volendo dire "ehi, io ci sono ancora, sono ancora qui con te, non essere triste".


Montale prova a fischiare, prova ad utilizzare questo strumento così semplice per uno scopo così impossibile, ma la disperazione è talmente insopportabile che "Mi provo a modularlo, nella speranza che tutti siamo già morti, senza saperlo";


Quasi come dire "Io sto fischiando, mia amata, ma tu non sei qui… vorrei addirittura morire per rivederti".


È giusto, però, fare due osservazioni non di poco conto: la prima è che il periodo è uno tra i più bui della storia dell'umanità: siamo in piena Guerra Fredda, e Montale si trascina inevitabilmente le scorie della II Guerra Mondiale, riuscendo ad elaborare uno scritto che fa dimenticare il periodo.


La seconda osservazione è quella di fare particolare attenzione alla punteggiatura: quest'opera, letta in malo modo, perde tutta la sua sacralità, tutta la sua poesia, appunto. Anche oggi l'uso della punteggiatura sembra sempre più screditato, in favore dello "Stream of Consciousness" in stile James Joyce.


Che ne pensate della poesia? Credete che possa essere ancora oggi uno strumento valido per parlare dei fatti, o i media sovrasteranno ancora di più la spiritualità di questo modo di scrivere?



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